Da ragazzini si vive di miti e di eroi. Io ne ho avuti tanti dal gruppo musicale dei Nomadi al portiere Dino Zoff, dal ciclista Claudio Chiappucci allo scalatore Reinhold Messner. Abbiamo bisogno di persone a cui identificarci a ogni età. Ci servono modelli da seguire che possano ispirarci, che possano spingerci ad essere migliori. Ma chi è davvero un eroe? Quando ero ragazzo per me era una persona che si sapeva imporre con la sua forza e le sue qualità, con i suoi numeri eccellenti, insomma un individuo famoso, ammirato e vincente. Più tardi ho capito che, invece, potevano essere eroi anche persone sconfitte, finite male : Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Martin Luther King. Insomma, ho imparato che gli eroi non vincono sempre, vivono in costante pericolo, impossibilitati a condurre una vita normale, a volte, umiliati, percossi, schiacciati. Ma hanno la capacità di donarsi agli altri, di essere eroi del noi più di quelli che impongono il loro io, aprendo nuovi orizzonti, soprattutto per le generazioni che verranno. Di questi né ho conosciuto uno realmente, una persona in apparenza normale che è venuto nella Laga dalla città e ci ha insegnato a rimboccarci le maniche per dare valore alle nostre tradizioni, non solo in maniera folkloristica. Si chiama Roberto Gualandri ed ha creato una rete territoriale di persone simpaticamente chiamate da qualcuno: ” I Gualandriani”! Il suo merito principale è quello di averci fatto vedere il nostro territorio con occhi nuovi, anche tecnologici. I piccoli villaggi della Laga stanno morendo, dal punto di vista ambientale non è un male: tornano a crescere gli alberi, ricompaiono gli animali selvatici, la terra prende un nuovo respiro. Ma dal punto di vista umano è un disastro perché così scompaiono le antiche tradizioni artigianali, i lavori ancestrali di sussistenza e con essi la cura del territorio. Così Roberto ci ha proposto un viaggio nel tempo e nello spazio, la conoscenza che nasce nell’ incanto di pensieri e sentimenti ormai perduti, insomma ha cercato di fare qualcosa per fermare il fenomeno dello spopolamento delle nostre terre. Ci ha fatto capire che le nostre tradizioni hanno un valore per le loro qualità, sono speciali e possono creare ricchezza e questo è l’unico modo per fermare i giovani che altrimenti devono scappare. Ed è così che nelle zone di montagna è nata un’ iniziativa culturale: il Festival Culturale dei Borghi Rurali della Larga che ha ravvivato il territorio, ha attirato turisti e camminatori, ha creato lavoro e vita, quindi non un’ esaltazione nostalgica del passato ma una visione moderna ed anche tecnologica di turismo sostenibile. Ora siamo sinceri, dire che ci siano degli scettici sul “Gualandrianesimo” non è una cosa da ingenui, tonti o superati. D’altronde c’è ancora chi si fida degli astrologi, dei cartomanti, dei maghi e persino dei lettori di fondi di caffè. E qui capiamo che ancora il male c’è, esiste e talvolta assume i contorni del buio assoluto di fronte al quale siamo tentati ad alzare le mani in segno di resa. Ma noi proviamo ad anticiparlo, a prevedere dove possa annidarsi. Il diavolo è astuto, la sua radice è piccola, ma lo si può riconoscere dai dettagli. Non sempre si veste da cattivo e più di frequente indossa un abito elegante, scarpe lucidate di fresco, magari guida un suv appena uscito dalla fabbrica. Esso punta a separare, a dividere comunità e famiglie con parole in apparenza cortesi e con modi falsamente delicati. Suggestioni da rifiutare in blocco, con il Diavolo non si parla a costo di apparire stupidi. Il Male assoluto non si sfida a viso aperto ma cercando forza nell’ umiltà. Provare per credere!

        Vittorio Camacci