Desiderio era un contadino gentile ed affabile di Trisungo, buono come il pane ed attaccato alla terra ed alle tradizioni. Rimasto vedovo a quarant’ anni, con due figlie piccine, coltivava una grande vigna assolata tra i sassi enormi ruzzolati dalla montagna che di giorno assorbivano il calore del sole estivo e la notte mantenevano, almeno fino alle prime ore della sera, il tepore riuscendo a far maturare i grappoli anche in questi posti di montagna. Da tempo immemore la sua famiglia viveva con i proventi della vigna, coltivandola con gesti e rituali tramandati da padre in figlio e che culminavano con la vendemmia, vissuta come un momento di grande gioia, un rituale antico ed affascinante che dava origine al ” vino pecorino” , nettare della vite di montagna che accompagnava sempre i momenti lieti e sacri dell’uomo. Quell’anno Desiderio si era dato molto da fare, diviso tra le faccende domestiche, la cura delle sue bimbe e il duro lavoro tra i filari della vigna. Arrivò a fine settembre stanco, spossato e quando gli acini raggiunsero il giusto grado di maturazione pensò che il bel tempo non sarebbe durato a lungo ed in un giorno asciutto chiamò alcune vicine di casa per la raccolta dei grappoli. Tra queste c’era una giovane minuta e di bell’aspetto che si chiamava Giacomina, molto giudiziosa e rispettosa ma ” chiacchierata ” per via di alcune storielle adolescenziali e per questo ancora zitella. Le ragazze si presentarono all’aurora, salendo l’erta e parlottando tra loro, quando la ” guazza” cominciava ad evaporare verso il cielo colorato d’azzurro. Si misero subito a lavorare canticchiando mentre recidevano con esperienza i grappoli gialloverdi sul nodo che si trovava in mezzo al gambo. Desiderio ritrovò un abbozzo di sorriso e allietato da tanta giovinezza cominciò a darsi da fare per aiutare le ragazze ha svuotare le ceste colme nei tini. Attratto da Giacomina che con i suoi fianchi snelli , ” sculettava ” tra i filari, più volte le sfiorò le mani cercando un contatto al quale la fanciulla furbescamente non si sottrasse, facendo scattare nella povera mente del vedovo chissà quali fantasie. Quando i tini furono colmi, Desiderio con il suo mulo, cominciò a carreggiarli fino alla vasca di pigiatura della sua cantina in paese. Nel tragitto cantava per l’allegrezza delle vecchie serenate d’amore : ” Ve do la bona sera colombella, magnato avete zucchero e cannella, tu sei regina in mezzo ai Dei, e già consumi gli occhi miei…”. Sulla strada incontrò il compare Battista, rimasto stupito da tanta felicità che non si addiceva ad un vedovo, pronto a ribattergli in canto : ” L’uccello in gabbia se non canta per amor canta per rabbia “. ” E’ vero cumpà… e vero ! ” rispose Desiderio spronando la mula con una sculacciata. Quando tornò alla vigna era passato mezzogiorno, scaricò dal basto la bisaccia nella quale aveva riposto la colazione : pane, pizza, formaggio, prosciutto ed uova sode. Si sedettero all’ombra di un grande masso, stendendo a terra una tovaglia quadrettata. Desiderio e Giacomina si scambiavano occhiate tra i bocconi ma la ragazza ebbe sempre l’accortezza di abbassare lo sguardo di tanto in tanto per dimostrare poca sfacciataggine. Desiderio aveva capito tutto e pensava anche alle sue bambine rimaste orfane. Gli occhi verdi di Giacomina si erano impossessati dei suoi ma nei successivi giorni di vendemmia mantenne una certa dignitosa distanza. Anche gli amici ed i vicini ormai avevano capito e gli consigliarono una serenata per sciogliere la sua timidezza ed avere il coraggio di dichiararsi. Una sera di fine ottobre si recarono sotto la finestra di lei, accompagnati dall’organetto, cantando : ” io so venuto, bella alle tue porte, qui c’è la donna che mi fa felice, cacciatevi i cappelli tutti quanti, qui c’è una regina imperatrice” . Giacomina, pazza di gioia, rispose accendendo la lampada a petrolio come segno dell’accettazione e gli amici continuarono a cantare felici insieme a Desiderio : ” Sto core appassionato te saluta, alza i tuoi bei capelli e non dormire, tu sei nà volpe dalla coda astuta, quante parole che t’avrei da dire “. Comunque prima di risposarsi, a Desiderio toccò sorbirsi ” una scampanata” , che era una serenata alla ” rovescia”, fracassona e stonata, destinata ai vedovi ed alle coppie con molta differenza d’età ed una ” incamata ” da uno che Giacomina non aveva voluto. Non essendo ” sciampagnò ” e ” m’briacò “, Desiderio fu ben accetto dalla famiglia della ragazza , fu preparata la ” stima del corredo” e Giacomina ricevette come pegno d’amore una collana di corallo e due orecchini d’oro. i due innamorati ebbero una buona vita, per quello che i tempi consentivano, la loro vigna gli consentì una dignitosa esistenza fatta di sudore e fatica ma anche di piccole soddisfazioni come quella di veder crescere i propri figli educati ed appassionati della tradizione viticola.
Mi trovo davanti al bar di Luigino, con alcuni amici a bere un’ aperitivo a Trisungo, in un fine mattino di un giorno di metà ottobre e vedo una ragazza dai lunghi capelli neri, occhi verdi, alta e snella che si reca alla fermata dell’autobus. Tutti girano lo sguardo verso quella figura femminile che spazientita cammina nervosamente davanti la tabella degli orari. Chiedo ai miei amici se la conoscono. mi rispondono all’unisono che è la nipote di Desiderio e Giacomina, si chiama Francesca ed è tornata in paese per la raccolta delle castagne. Mi faccio coraggio, la fermo e chiedo se ha bisogno d’aiuto. ” Sono di Marino”, mi dice guardandomi sospettosamente : ” … cerco gli orari delle corse per Roma “. Mentre la indirizzo presso la biglietteria del bar ho appena il tempo di dirgli che conosco la storia dei nonni. Si ferma all’improvviso, si volta e mi confida raggiante che ha seguito le loro orme, che insegna in una scuola di agraria. Poi prende dalla borsetta un I-phone e mi fa vedere un video. C’è una piazza gremita di gente dove al centro è stato allestito un grande tino con una scaletta e numerosi cesti di plastica contenenti uva. Non lontano una banda suona una musica allegra. Ad un certo punto Francesca arriva coperta da un accappatoio, cammina su un red-carpet e raggiunge la scaletta. A tempo di musica sfila scarpe ed accappatoio immergendo i piedi in un catino d’acqua. Sale la scaletta, entra nel tino ed inizia a pigiare l’uva sempre a tempo di musica. Le gambe esili ed eleganti si alternano a premere sotto i piedi i grappoli succosi provocando schizzi e la gonna leggera si alza. La gente applaude accompagnando la musica con il battito delle mani. Poi interrompe bruscamente il video e mi dice : ” Vedi sono stata anche Miss Vendemmia 2015 “. La guardo negli occhi per l’ultima volta ringraziandola con una stretta di mano per la splendida visione che mi ha concesso. Mentre sale sull’autobus alzo il braccio in un cenno di saluto, Francesca mi risponde con un sorriso e volge lo sguardo verso l’ autista. Adesso anch’io sorrido felice perché ho capito che il sogno di Desiderio e Giacomina continua…
Vittorio Camacci